domenica 28 agosto 2011

NON PRENDETEVELA SOLO COI CALCIATORI

NON PRENDETEVELA SOLO COI CALCIATORI
LE COLPE SONO ANCHE DEI POLITICI I E DEI PRESIDENTI DELLE SOCIETA' (CHE FANNO FINTA DI NIENTE)
L'articolo qui sotto cercherà di dimostrarvi tutto questo.


NON SI GIOCA - TUTTI COLPEVOLI, TUTTI SCONFITTI
CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA': UN GARBUGLIO ALL'ITALIANA

Cari amici di “Via dal luogo comune”, grazie per aver sollevato la questione dello sciopero dei calciatori e del pagamento del “Contributo di solidarietà” che li riguarda (fra l'altro, non è nemmeno sicuro che entrerà definitivamente a far parte della “manovra correttiva” di Tremonti). Mi meravigliavo: sembrava non interessasse a nessuno... E quasi quasi l'avrei preferito, perché avrebbe significato che il Paese sta crescendo, maturando, più interessato ad altre priorità oltre il calcio...
Premetto sùbito che non sono assolutamente un difensore-simpatizzante della categoria dei calciatori e che, in quanto cantante di piano-bar, musicista-insegnante, avrei tutti i motivi possibili, anche personali, per “sparare a zero” sul mondo del calcio, che anno dopo anno ha “rubato” sempre più spazi e attenzioni non solo alla musica, ma alla cultura in generale, agli altri sport... Ma mi piace ragionare, non “sparare”... Sono un grande lettore della “Gazzetta dello Sport” e di sport in genere: in questi giorni mi sono interessato molto alla vicenda. Da quanto ho letto, ho concluso che:
- I CALCIATORI NON SONO GLI UNICI RESPONSABILI DI QUESTO DISASTRO: Le COLPE vanno EQUAMENTE DISTRIBUITE con i POLITICI che hanno creato confusione sul pagamento del “Contributo di solidarietà” riguardante i calciatori (lasciando troppi margini di equivoco sulla norma, come vedremo fra breve), e con i PRESIDENTI DELLA LEGA DI SERIE A, spesso incompetenti, divisi fra di loro su tutto, a volte per misere beghe personali, e che ben poco hanno fatto per arrivare ad un valido compromesso. Ogni riunione si è rivelata un LITIGIO SU TUTTO, un DIALOGO FRA SORDI. La conseguenza di questa premessa, oltre allo SCIOPERO DEI CALCIATORI e quindi il RINVIO DELL'INIZIO DEL CAMPIONATO DI CALCIO, è il secondo punto:
- A queste due categorie coinvolte nella vicenda (Politici e Presidenti delle società di serie A) FA MOLTO COMODO TROVARE NEI RICCHI CALCIATORI (“viziati” e spesso “odiosi” non solo al mondo estraneo al fanatismo da stadio), un FACILE BERSAGLIO verso cui indirizzare le ire di tifosi delusi e di tutti quelli già ostili prima di oggi. Attenzione: anche i “ricchi ebrei” erano un “bersaglio facile”, ai tempi del Nazismo... Con le dovute proporzioni (qui nessuno finirà nei lager e probabilmente, scioperando, perderà un solo euro), il meccanismo potrebbe rivelarsi simile!!!
Non mi resta allora che riassumere l'intricato caso, da quanto ho appreso in questi giorni dalla Gazzetta (giornale normalmente obiettivo, equidistante e pacato nei giudizi quando si tratta di questioni così importanti) e da altre fonti, perché il “nostro” lettore possa farsi la sua opinione con la maggior cognizione di causa possibile. Non sarà impresa facile, e nemmeno brevissima... Cominciamo, allora.
- La situazione è intricata (più di quanto si possa pensare) fin dal primo momento, a causa delle differenze fra i contratti dei giocatori (vedi sotto) e della mancata chiarezza del legislatore (non a caso c'è di mezzo Calderoli, quello della legge elettorale da lui stesso definita “porcata”), che non si è addentrato in questa casistica per dare risposte più precise e dettagliate, in attesa delle relazioni esplicative del decreto (quando arriveranno?).
- Calciatori e società attualmente possono scegliere di stipulare contratti “al netto” (le tasse vengono pagate dalle società, extra-contratto) o “al lordo” (i giocatori pagano le tasse prelevandole dallo stipendio). C'è discordanza nell'informazione perfino sull'incidenza percentuale dei due tipi di contratto e sulla loro formulazione.
- Qualcuno sostiene che le società che hanno stipulato contratti “al netto” debbano accollarsi totalmente questo contributo (perfino fra i presidenti delle società, vedi De Laurentiis, che evidentemente ha stipulato solo contratti “al lordo”...). Questa era stata anche l'opinione immediatamente espressa dai giocatori, per bocca del presidente dell'AIC, Damiano Tommasi: in effetti non dissero sùbito “Non vogliamo pagare”, bensì “Non dobbiamo pagare, se le società hanno stipulato contratti al netto”; reazione troppo tempestiva e precipitosa (come vedremo, la questione è più complessa), quanto quella di Calderoli:Calciatori viziati: paghino la tassa o gliela raddoppio”, che sa quasi di... premeditazione nell'additare sùbito un nemico da abbattere!
- Altri, vedi Galliani (che evidentemente ha stipulato contratti “al netto”) ritengono invece che questo ”contributo straordinario”, non essendo paragonabile all'Irpef che già pagano per i contratti “al netto”, ma un “in più”, “una tantum”, lo debbano tirar fuori i calciatori. Inoltre, se i giocatori non pagano nulla più di prima, “si distorce la volontà del legislatore che, come nel caso del contributo di solidarietà, vuole far pagare di più a chi guadagna di più” (aggiungiamo noi: era ora!). (Gazzetta dello Sport, del 18 agosto 2011, pag. 18, dall'intervista a Marco Di Siena, tributarista). Lo stesso esperto specifica però che Galliani “ha ragione ma il contributo di solidarietà è comunque un tributo. Bisogna aspettare le relazioni esplicative del decreto sulla manovra per sgombrare il campo dai dubbi”. “Dulcis in fundo”, l'avvocato Claudio Pasqualin, presidente di Avvocaticalcio: “I pochi contratti [pochi? altri dicono tanti!] che prevedono la corresponsione del compenso al netto indicano anche la relativa somma lorda oltre la quale il datore di lavoro, cioè la società calcistica, non è tenuta ad andare. Quindi [in ogni caso] il contributo dovrà inevitabilmente essere a carico dei calciatori”.
Se anche tributaristi e avvocati non sono d'accordo o non ci vedono chiaro... vuol dire che qualcosa non va fin dal primo momento. Senza la dovuta chiarezza, queste diventano faccende da cause, avvocati, ricorsi al Tar, ecc., come accade ogni volta che ci siano di mezzo dei bei quattrini... Si potrebbe trattare di circa 55 milioni l'anno per le società, quasi 400 mila euro per tre anni, per Ibrahimovic!
- Per inciso: è interessante notare che la scelta sul tipo di contratto è sempre stata basata sulla previsione del “trend” delle tasse, con l'obiettivo di pagare il meno possibile, in qualche caso anche con danno per l'Erario (pur se nella legalità). Un esempio “illuminante”: nel dicembre '97 (pagamento “lordo”), l'aliquota passò dal 51% al 45,5%. Quasi tutte le società rifecero i contratti “lordi”, diminuiti della differenza fra le due aliquote (4,5%): spesero meno di prima (compreso ovviamente il Milan di Berlusconi, guarda che caso...), i giocatori mantennero intatto il loro “netto”, lo Stato incamerò di meno (in questi anni le uniche tasse diminuite sono state quelle per redditi “alti”, a beneficio fra gli altri del Presidente del Consiglio, impoverendo le casse dell'Erario, a danno di tutti i contribuenti meno ricchi).
- A questo punto, a scanso di equivoci, il presidente della Lega Calcio di Serie A, Maurizio Beretta, ha proposto all'AIC di firmare garanzie scritte che obbligassero i giocatori, in ogni caso, al pagamento del contratto di solidarietà, e che vietassero in futuro qualunque forma di contratto “al netto” (fidarsi è bene, non fidarsi è meglio,... rincariamo la dose). Possiamo solo fare delle ipotesi, ma è molto probabile che si sarebbe raggiunto l'accordo, se non che... Beretta ha voluto alzare l'asticella: pretendeva che tutto ciò entrasse nel Contratto Collettivo dei calciatori (fra AIC e Lega Calcio di serie A) (oltretutto, si sarebbe trattato di una mossa forse inutile, perché probabilmente la norma non sarebbe stata legalmente retroattiva). Ma questo accordo risulta attualmente impossibile a breve termine, perché le parti sono ancora troppo distanti su vari punti controversi, in particolare sull'articolo 4 e l'articolo 7, e vi sono posizioni contrapposte anche fra presidenti. I giocatori saranno anche “viziati e strapagati”, ma rimangono esseri umani; i “sindacalisti” non vogliono che si possano ripetere “legalmente” fenomeni paragonabili al “mobbing”, com'è accaduto all'ex portiere della Nazionale, Marchetti.
- “Firmare tutto in un colpo solo, prendere o lasciare” è stata la posizione di Beretta. A questo punto Damiano Tommasi ha proposto un Contratto Ponte: "Firmiamo un contratto valido fino al 30 giugno 2012, sulle basi dell'accordo raggiunto con Campana. Così il campionato comincia e subito cominciamo a discutere per un nuovo accordo". "Ho l'impressione - ha aggiunto Tommasi - che diversamente non basteranno 15 giorni ma ci vorranno mesi". Probabilmente si sarebbero potute firmare a parte le norme riguardanti il Contributo di solidarietà. La risposta di Beretta è rimasta la stessa: “Prendere o lasciare”. Al punto di farsi dare da più parti dell'ottuso, dell'incapace e dell'incompetente; di far dire a Massimo Cellino (presidente del Cagliari): "L'Assocalciatori sta dimostrando più responsabilità e molta più maturità di quanta se ne sia vista nell'assemblea di Lega di Serie A", mentre Maurizio Zamparini (presidente del Palermo) se la prende con entrambe i contendenti.
- Inoltre, questa vicenda diventa per alcuni presidenti arrabbiati e “scassa-tutto” (vedi De Laurentiis, criticissimo su molte altre cose), un modo per regolare antichi conti rimasti in sospeso e affrontare altre questioni che, se fossero portate al tappeto tutte oggi, renderebbero impossibile lo svolgimento dell'intero campionato (cosa che sta realmente succedendo negli USA per la serrata dei giocatori e lo stop del campionato NBA).
- In tutto questo, riesce, alla fine, a farci bella figura perfino Calderoli: “Presidenti capricciosi. Più dei giocatori”, e “Se il problema è il contributo di solidarietà lo risolviamo noi per legge” (aggiungiamo noi: è proprio per questo che siete al governo e in parlamento!).
Il mio giudizio? Mi viene da ritirare fuori il vecchio adagio di Giulio Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Pregiudizio? Non direi, visto che in passato è stato lui a svelare (per una strano autocompiacimento del “male”, credo) di avere fatto una legge “porcata” (al solo scopo di rendere la vita difficile al successivo governo, a scapito della governabilità del Paese). Credo che molto probabilmente, con la stessa sottile perfidia, ne stia facendo un'altra;... che, in questa vicenda, è più che valido il proverbio popolare “Il pesce puzza dalla testa”: l'origine di tutta questa confusione è il garbuglio che Calderoli ha creato!
Questi governanti sono stati finora abilissimi a crearsi alibi, veri o presunti (l'11 settembre, la guerra, la crisi internazionale...), agitare lo spettro di nemici e pericoli ovunque (i comunisti, la sinistra, i magistrati, gli stranieri...). Può servire sempre un nuovo nemico (“maledetti odiosi calciatori”), anzi, forse due (ci sono pure i “presidenti capricciosi”...); in un momento di grande difficoltà per la coalizione di governo, come questo, su una questione che agli Italiani sta sempre molto a cuore (il campionato di calcio), e che terrà banco per un bel po'... anche questo può tornare utile!!!
Certo, si sarebbe potuto giocare lo stesso... Ma ormai la frittata era fatta! A me interessa far capire che a questa frittata hanno contribuito tutti, alla pari coi calciatori, Allora ribadisco: non pecchiamo di ingenuità...

NON PRENDIAMOCELA SOLO COI CALCIATORI
LE COLPE SONO ANCHE DI CALDEROLI E DEI PRESIDENTI DELLE SOCIETA' (CHE FANNO FINTA DI NIENTE)

Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 27/08/2011

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