venerdì 21 ottobre 2011

SULL'UCCISIONE DI GHEDDAFI

L'uccisione di Gheddafi, il cadavere mostrato ovunque (magari in quelle trasmissioni “trash” in cui tutto viene mischiato impudicamente), hanno già riempito tutti gli spazi disponibili della cronaca e del commento, e forse qualcuno sarà già stanco di sentire e vedere, su quest'argomento. Se non siete ancora nauseati, e se vi è rimasto ancora qualche briciolo di curiosità, voglio proporvi un punto di vista che risulterà forse un po' controcorrente. Mi sembra infatti che troppi “luoghi comuni” siano già stati detti, in questa occasione.
Per prima cosa, vorrei sottolineare l'ipocrisia di tanti commenti. Molti (per convinzione, ma credo anche per opportunismo o “piaggeria” verso il cattolicesimo) si affrettano a dire che “la morte di un essere umano è sempre un fatto orribile”, che “un processo pubblico sarebbe stata la cosa migliore”... Tutto condivisibile, in teoria, ma per prima cosa mi piacerebbe sapere quanti di questi hanno speso altrettante parole contro i crimini compiuti da Gheddafi, soprattutto dal '77 in poi, e contro le varie guerre che sono state combattute anche in questi anni. Mi fanno venire in mente sùbito la pagliuzza e la trave dei “Precetti” di Matteo.
Viene quindi tirata in ballo, in qualche maniera, la pena di morte. Parliamone sùbito, allora. Mi onoro di avere raccolto, nel 2007, molte firme per la “moratoria universale della pena di morte”, con l'organizzazione buddhista Soka Gakkai International. Fra i promotori Nessuno Tocchi Caino, il Partito Radicale Transnazionale e Amnesty International, ma il loro contributo, allora, non è stato secondo me paragonabile a quello della Comunità di Sant'Egidio (al contrario di quanto afferma Wikipedia, che fra l'altro non cita la partecipazione dei buddhisti). Contraddicendo tutti coloro che vedono le raccolte di firme come inutili perdite di tempo, questa iniziativa ha portato alla ratifica da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (su mozione del Governo Prodi, sostenuta dal Parlamento europeo), con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti, il 18 dicembre 2007, e ad un notevole aumento dei Paesi in cui la pena di morte è stata abolita o momentaneamente sospesa.
La prima proposta risaliva al 1994, su iniziativa di Nessuno Tocchi Caino, e non fu accettata per 8 voti. Faccio presente che, nonostante l'appoggio di Papa Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000, nel 2007 soltanto la Comunità di Sant'Egidio, nell'ambito cattolico, ha ufficialmente (e attivamente, direi) partecipato.
Non è un caso, se si pensa che il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (1997) dichiara espressamente “2267: L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.”
Ancora sentite, nel giugno 2004, l'allora cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI: “[…] può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.” (Ci sarebbe molto da riflettere sul... “Relativismo”...)
Lo Stato del Vaticano infatti non fa parte dell'ONU (evidentemente, credo, per avere “mani libere” anche su questioni come le discriminazioni verso i gay, e molte altre in cui si trova in netto contrasto con le risoluzioni ONU...).
Credo che per molti cattolici, quello che ho appena scritto risulti una “bestemmia” o una “novità assoluta”. Beh, vadano a verificare se sto mentendo, internet è un grande strumento di informazione.
Appurato quindi che la maggior parte dei cattolici è tenuta all'oscuro di molte cose, è chiaro che ciò permette a molti di parlare in modo molto ipocrita su tante questioni, compresa la morte di Gheddafi.
D'altra parte, però, ritengo che qui la “pena di morte” non c'entri nulla. Io la definirei “un omicidio 'a freddo', legalizzato dallo Stato, verso un condannato già rinchiuso in carcere e quindi nell'impossibilità di nuocere, compiuto in tempo di pace”. Una barbarie legalizzata, che anziché costituire un “deterrente”, è un “incitamento” alla vendetta e alla violenza.
Quello che avviene in tempo di guerra, appartiene ad un'altra sfera, purtroppo. Facciamo allora un esempio inverso, di un dittatore che non fu ucciso, ma soltanto fatto prigioniero. Il 12 settembre 1943, Mussolini, agli arresti a Campo Imperatore sul Gran Sasso, venne liberato dai tedeschi, con l'”Operazione Quercia”. Divenne quindi il Duce (anche se ormai “ostaggio” del Führer) della successiva Repubblica Sociale Italiana (RSI), comunemente chiamata Repubblica di Salò, con tutti gli ulteriori guai che ne derivarono per il popolo italiano. Sarà stato ricordando questo, che la volta successiva, quando fu catturato a Dongo il 26 aprile 1945, i partigiani lo giustiziarono solo due giorni dopo, il 28 aprile, assieme a Claretta Petacci. Quindi portarono i corpi a Milano, a Piazzale Loreto. La gente cominciò ad infierire sui cadaveri con sputi, calci, spari ed altro, soprattutto sul corpo di Mussolini. Il servizio d'ordine (pochi partigiani e vigili del fuoco) decise quindi di appendere i corpi a testa in giù, alla pensilina di un distributore di benzina. Questa risulta essere la verità storica confermata e accertata, il resto è propaganda o disinformazione da... “poveri nostalgici”.
Molte volte, quindi, l'uccisione e l'esposizione dei cadaveri di importanti nemici, di rivoluzionari (Che Guevara), terroristi (Bin Laden), o dittatori (Mussolini, Ceausescu, Gheddafi), risponde ad un preciso scopo “militare”: dissuadere i seguaci dal continuare ogni attività in loro favore. Un dittatore ancora in vita costituisce, per i suoi fanatici sostenitori, un punto di riferimento, una speranza ancora viva di poter continuare o restaurare il vecchio regime. Per non parlare dei rischi insiti in un processo dal quale possa apparire, ai loro occhi, come un eroe.
La guerra è un ribaltamento dei valori umani, le sue vicende non sono sempre paragonabili a ciò che dovrebbe avvenire in “tempo di pace”, vanno considerate e analizzate soltanto in quel contesto, dove la morte di un dittatore può essere vista come il “male minore”; questa non si può in alcun modo paragonare alla “pena di morte” in tempo di pace, a meno che non si voglia fare, come dicevo all'inizio, dell'inutile ipocrisia; o addirittura della bieca propaganda, come da un po' di tempo in qua sembra essere di moda in questa destra italiana che abbonda di “nostalgici”, dimenticando tutta la violenza e il sopruso con cui il regime di Mussolini conquistò e mantenne il potere. Ancora una volta... la pagliuzza e la trave...


Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 21/10/2011
gicopianobar@gmail.com
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mercoledì 12 ottobre 2011

“VIA DAL LUOGO COMUNE” RADDOPPIA

Cari amici, da oggi “Via dal luogo comune” si scinde e raddoppia:
Via dal luogo comune - Società” (scienza, sociologia, politica...) e
Via dal luogo comune - Arte” (arti figurative, musica, letteratura, poesia..).

Con questa scelta si intende allargare la possibilità di visibilità dei vari link, post e commenti, e allo stesso tempo garantire una maggiore identità e riconoscibilità ai due gruppi. L'amministratore (Giovanni Vigato) potrà decidere di reindirizzare i post ritenuti non inerenti alle tematiche del gruppo, ed eventualmente la cancellazione o il rifiuto di post o amicizie (cosa comunque mai avvenuta finora, data la correttezza degli amici del gruppo stesso). I gruppi potranno essere usati anche per comunicazioni urgenti, per esempio contro la diffusione di “virus”, come è avvenuto finora.
Si tratterà quindi di una RIPARTENZA: in via provvisoria rimarrà il vecchio gruppo, finché un po' alla volta verranno riproposti tutti i contributi inerenti ai gruppi specifici (in qualche caso anche riveduti e corretti, quindi potranno risultare in parte nuovi anche a chi li avesse già letti), a beneficio dei vecchi e dei nuovi amici; il vecchio gruppo sparirà poi definitivamente da facebook.
Entrambi i “gruppi aperti” inizieranno con la stessa base di “amici virtuali” attualmente presenti in “Via dal luogo comune”.
Nel web si troverà sempre il sito www.viadalluogocomune.blogspot.com che diventerà l'archivio generale (ma parziale) delle attività dei due gruppi. Come avviene anche oggi, conterrà infatti solo i post originari, e i commenti scritti direttamente sui siti stessi, non quelli aggiunti solo su facebook, a meno che l'amministratore non li inserisca per l'importanza del loro contributo.

Un consiglio spassionato: utilizzate la possibilità di escludere le notifiche via mail (le potrete ricevere comunque via facebook, come sempre). Molte volte anche il sottoscritto si è trattenuto da commenti brevi ma frequenti, del tipo “Grazie”, “Ciao”,... per non intasare la vostra posta elettronica. Così invece ci sentiremo anche più liberi di commentare amichevolmente, senza arrecare particolare disturbo a nessuno.

Ecco la semplice procedura per scegliere la modalità di avviso delle notifiche.
Entra nel gruppo specifico. Vai su “Notifiche” in alto a destra (se c'è la spunta - flag - verde, sono attivate). Clicca per aprire, troverai Sì o No; clicca per far apparire la spunta verde sul Sì, così riceverai le notifiche via facebook. Sotto al No troverai “Impostazioni”: apri cliccando, vedrai sulla sinistra un quadratino seguito da “Invia un'e-mail anche a: (il tuo indirizzo di posta elettronica)”. Clicca opportunamente col mouse sul quadratino di sinistra: se vuoi ricevere le notifiche via mail, devi far apparire la spunta verde, se non le vuoi, non dev'esserci la spunta verde. Quindi, cliccando su “Salva modifiche” confermerai le tue scelte (ti apparirà “Le tue impostazioni sono state salvate.”).

Grazie a tutti quelli che vorranno leggere, linkare, postare, commentare,... insomma, contribuire in vario modo.

Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 12/11/2011
gicopianobar@gmail.com (probabilmente verrà modificato o se ne aggiungerà un altro)
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martedì 4 ottobre 2011

SUL CASO KNOX-SOLLECITO

Proviamo a ragionarci. Secondo me ci sono problemi CULTURALI e POLITICI.
Dal primo punto di vista: siamo un popolo di COLPEVOLIZZATORI! Dobbiamo trovare ad ogni costo un colpevole (e più raramente un innocente), che si tratti di un processo o di una sconfitta calcistica. Siamo fatti così: “Inferno” o “Paradiso”. Il “Purgatorio” non esiste nemmeno per i preti, nessuno ne parla... In questo caso equivarrebbe alla via di mezzo, a dire tranquillamente che “non abbiamo la certezza di un colpevole o un innocente”, che “non abbiamo sufficienti prove”, che “non riusciamo sempre a trovare la VERITA'”. Era così difficile ammetterlo prima?
Andiamo a vedere la percentuale, fra la gente comune, di colpevolisti e innocentisti (anche solo per mancanza di prove) in un processo incerto: vinceranno sempre i primi! Se qualcuno, in primo giudizio, viene ritenuto innocente, si va avanti, si continua a ricorrere, ricorrere... E se è veramente innocente, per lui sarà un “calvario” infinito... Dev'essere terribile!!! Sono d'accordo con Stefano Trovò e altri “amici virtuali”: nei paesi anglosassoni, chi è assolto una volta è assolto PER SEMPRE, a meno che non ci siano nuovi elementi, provata corruzione dei giudici... Rimarrebbe sempre un “RAGIONEVOLE DUBBIO DI INNOCENZA”!!! Qui invece i dubbi di innocenza contano poco... Qui c'è gente assolta in via definitiva, che ha dovuto cambiare casa perché tutti li vedevano ancora come colpevoli (genitori accusati di pedofilia e incesto, mentre il bambino aveva un rarissimo tumore rettale per il quale poi è morto; ricordate?). E tutti ritengono colpevole Sofri, ma era stato giudicato innocente dopo il primo grado (per gli inglesi, assolto), e tutto il resto è stato una farsa incredibile per condannarlo. Tutte le associazioni “apolitiche” come Amnesty International protestavano, l'ho seguito bene quel processo. E' stato scandaloso, ma tu vaglielo a spiegare a un La Russa, a qualcuno “di destra”, per il quale non può essere diversamente, “deve” essere colpevole perché extraparlamentare di sinistra... E questo potrebbe valere in casi inversi... “Le sentenze non si discutono” è una frase infelice... Se non le ritenessimo in realtà “discutibili”, non avremmo tutti questi gradi di giudizio! Troppo spesso le sentenze sono ancora... “politiche”. I giudici vivono in questo clima “politico”, se ne lasciano condizionare; e tutti gli altri “giudicano” a loro volta, senza leggere nulla, senza saperne nulla!!! Oggi tutti assistiamo a continui “processi sommari” in diretta TV!!!
In questo quadro si inserisce il RIS di Parma: sembrava dovesse appurare la VERITA' in modo incontestabile, invece fa solo... confusione. Se a casa tua prendessero tutte le impronte rimaste negli anni, per quanto pulita possa essere, per un investigatore tutto accadrebbe fuorché capirci qualcosa di più... Il troppo stroppia, si dice! Ci vuole un... tenente Colombo, un'ipotesi investigativa su cui lavorare... Intelligenza, non solo gigantesca raccolta di dati! E' come quando vai dal medico: ti può fare una diagnosi giusta sùbito, oppure ordinarti centomila analisi e poi capire il problema, oppure non capirlo comunque, e tu magari muori per... “malasanità”. Raccogliere un'infinità di dati, se non c'è una “mente” che sappia condurre le indagini, collegarli insieme,... non serve a nulla! Mancano forse bravi investigatori, ma quando arrivano quelli del RIS tutto va in mano loro, un vero esproprio, in attesa dell'esito delle analisi!

Invece il problema politico, gigantesco, è che non si riesce e mai si riuscirà a discutere obiettivamente e tranquillamente di giustizia, e non solo, finché ci sarà come Premier qualcuno che è così direttamente coinvolto in questa e altre problematiche (praticamente tutte, è il famoso CONFLITTO D'INTERESSI). Il mondo ci sta giudicando non tanto per l'errore giudiziario (avviene ovunque), ma soprattutto per la LENTEZZA del processo. Ecco, pensate che poco tempo fa il Parlamento voleva approvare il... PROCESSO LUNGO!!! Solo per salvare il Premier, così siamo messi!!!
Non c'è serenità da ambo le parti per discutere obiettivamente, tutto è “falsato” dalla disputa politica! Le carceri scoppiano (ne erano state promesse di nuove...), i processi si accumulano, così si concedono riduzioni di pena enormi per reati gravissimi (vedi il rito abbreviato). La giustizia è rallentata anche da una marea di stupidaggini come cause per parolacce fra condòmini, ecc. Non ci si decide ad amnistiare idiozie di questo genere (perché non condannare “a priori”, con una bella multa, chi voglia andare in causa per queste cose?...), e allo stesso tempo non aumentano i giudici. Se proprio vogliamo perseguirli tutti, certi reati minori dovrebbero essere affrontati in altre sedi, per esempio da un numero sufficiente di “giudici di pace”...
Tutta questa situazione, comprese le leggi “troppo imprecise” (troppa discrezionalità ai giudici, troppi i cavilli a cui attaccarsi, per un buon avvocato), alla fin fine torna comoda anche ai politici (e ai mafiosi, alla criminalità in genere, soprattutto organizzata...); tutti pensano che con una buona difesa (non come per il “povero” Rudy Guede) se la scapperanno facilmente (decorrenza dei termini, cavilli vari...). E se magari la gente ha paura di criminali a piede libero, a fare il bello e il cattivo tempo, tanto meglio... Basta dire che la colpa è solo dei giudici (sono anch'essi una casta, ma non le fanno le leggi, le applicano con tutta la discrezionalità a loro concessa), e la paura porta quasi sempre mantenere lo “status quo”. A vantaggio sempre dei politici al Governo. (A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.” - Giulio Andreotti.)
Dobbiamo ripartire da NUOVI POLITICI e RIVEDERE DA ZERO LA GIUSTIZIA, tenendo però presente che... siamo italiani: se ragionassimo solo parzialmente come gli anglosassoni, i ragazzini di Perugia sarebbero colpevoli praticamente per sempre, e neanche questo mi sta bene, visto che mi fido poco di questa attuale... “italietta” (giudici, politici, giornalisti, raccomandati, preti pedofili,... è una pena indescrivibile; chi fa ancora bene il proprio... mestiere?). Se c'è condanna, credo vadano ancora bene i vari gradi di ricorso, ma se c'è assoluzione... buonanotte, INNOCENTI PER SEMPRE!!! “Speriamo siano davvero innocenti”, qualcuno dice... Meglio un “colpevole” libero, o un “innocente” in galera? Mi piacerebbe sentire le risposte! Sperando che siano risposte di CIVILTA'!

Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 04/10/2011
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domenica 2 ottobre 2011

I CIECHI E L'ELEFANTE


(Parabola buddista tratta dagli Udana)
Rielaborata da Roberto Carvelli

  Successe in India. Tanto tempo fa. Una volta nel parco di Anatapindika, nella città di Jetavana presso Savatthi, religiosi, dotti e scienziati litigavano furiosamente, si accapigliavano, si offendevano. Ognuno pensava di dire ciò che era giusto e ciò che era sbagliato e ognuno aveva l’idea che era giusto ciò che diceva lui e sbagliato quello che diceva un altro. Ognuno era così convinto di essere dalla parte della ragione che neanche ascoltava quello che l’altro aveva da dire e appena si accorgeva che voleva dire qualcosa di diverso lo offendeva dicendo: «È giusto come la penso io, la tua idea è sbagliata». E l’altro lo stesso: «Ma che dici? La mia è l’idea giusta, è la tua che è sbagliata». E litigavano ancora. Per lo più litigavano per un fatto: che uno diceva che l’universo è grande grande grande, così grande che praticamente non ha né una fine e né un inizio. Praticamente: l’universo è infinito. Ma l’altro non era d’accordo perché diceva che invece il mondo è finito e faceva un disegno del villaggio in cui vivevano per dimostrarlo. Ma non litigavano solo per questo. C’era chi diceva che gli animali hanno un’anima e chi diceva di no. Uno che il tempo non ha né un inizio e né una fine – come quell’altro aveva detto dell’universo – e l’altro santone si stropicciava la barba e iniziava a contare «uno due tre… mille… vedi che si può contare il tempo? Quindi se si può contare con i numeri a un certo punto finirà!» Nonostante fossero tutte persone molto colte e istruite ognuno però usava la sua sapienza per offendere con le parole l’altro. Uno diceva: «Sei uno stupido. La terra gira, altro che ferma». E l’altro: «Se gira allora tutto dovrebbe cambiare sempre». Poi si davano dello sciocco perché per uno la terra era rotonda e per un altro piatta. Insomma in questa città, che si chiamava Savatthi, regnava una grande confusione. Ma per fortuna tra tutti i saggi ce n’era uno di gran lunga più saggio. Tanto saggio da non cadere nei facili tranelli delle discussioni, da vivere in disparte e con modestia ma sempre disposto ad accettare l’idea espressa da un’altra persona. Questa sua serenità lo rendeva ancora più saggio ed era da tutti riconosciuto come un saggio dei saggi. Anzi diciamo pure il saggio per eccellenza. Ma il nostro dotto amico, saputo di quello strano conflitto, si era molto contrariato perché pensava che era buffo che persone così intelligenti e profonde non riuscissero a trovare un accordo sulla loro ricerca di verità e che fossero convinte che la loro verità fosse così giusta da offendere quella dell’altro. Avrebbe potuto intervenire anche lui cercando di capire cosa diceva uno e cosa l’altro, ma rendendosi conto che non sarebbe servito a nulla entrare nella discussione decise di raccontare una storia che li aiutasse a capire. La storia che gli raccontò era quella di un gruppo di ciechi e di un elefante. E la storia diceva così. Cari monaci, un re in un tempo molto antico, in questa stessa città mandò a chiamare tutti coloro che erano nati ciechi. Dopo che questi si furono raccolti in una piazza mandò a chiamare il proprietario di un elefante a cui fece portare in piazza l’animale. Poi chiamando a uno a uno i ciechi diceva loro: questo è un elefante, secondo te a cosa somiglia? E uno diceva una caldaia, un altro un mantice a seconda della parte dell’animale che gli era stata fatta toccare. Un altro toccava la proboscide e diceva il ramo di un albero. Per uno le zanne erano un aratro. Per un altro il ventre era un granaio. Chi aveva toccato le zampe le aveva scambiate per le colonne di un tempio, chi aveva toccato la coda aveva detto la fune di una barca, chi aveva messo la mano sull’orecchio aveva detto un tappeto. Quando ognuno incontrò l’altro dicendo quello a cui secondo lui somigliava l’animale discutevano animatamente perché ognuno era convinto assolutamente di quello che aveva toccato. Perciò se gli chiedevano a cosa somigliasse un elefante diceva l’oggetto che gli era sembrato di toccare. Naturalmente se uno diceva un mantice e l’altro una caldaia volavano gli insulti perché nessuno metteva in dubbio quello che aveva sentito toccando la parte del corpo dell’elefante. Il re vedendoli così convinti della loro sicurezza e litigiosi si divertiva un mondo. Ma alla fine decise di aiutarli a capire, e a due a due li invitava a toccare quello che aveva toccato l’altro e a chiedergli a cosa somigliasse. Così tutti dicevano quello che sosteneva l’altro e si invertivano i ruoli. Come se fosse stato un gioco li invitò a parlare tra di loro e alla fine tutti si formarono l’idea di come in realtà l’elefante fosse. Tutti furono d’accordo che era un mantice con un ramo di un albero nel mezzo e a lato un aratro con due tappeti sopra un granaio sostenuto da colonne e tirato da una fune di barca.
 Dopo che il saggio Maestro ebbe finito di raccontare questa storia disse: «Miei saggi discepoli voi fate la stessa cosa. Non sapete ciò che è giusto e ciò che è sbagliato né ciò che è bene e ciò che è male e per questo litigate, vi accapigliate e vi insultate. Se ognuno di voi parlasse e ascoltasse l’altro contemporaneamente la verità vi apparirebbe come una anche se ha molte forme».

venerdì 23 settembre 2011

LA DEMOCRAZIA ITALIANA: MOLTO IMPERFETTA...

(ma può sempre peggiorare...)

Seconda Parte di Otto

Non c'è che dire: Berlusconi non è un dittatore (ma vorrebbe, ci prova, ci prova...) perché, malgrado lui, si trova in democrazia; ma come i “grandi” dittatori conosce benissimo i difetti degli italiani e sa come sfruttarli a suo favore.
Su questo, bisogna ammetterlo, è stato finora un vero genio (non del bene, credo); ora sta perdendo più di un colpo (gli anni passano per tutti!). Dopo Mani Pulite riuscì a sfruttare quel fortissimo malcontento popolare, a presentarsi come il “nuovo”, il “cambiamento” e l'”ANTIPOLITICA”, vincendo così inaspettatamente le elezioni. Sempre perché “A pensare male si fa peccato...”, mi vien da sospettare che qualche volta certi politici alimentino di proposito questa insoddisfazione popolare, anziché porvi rimedio, ricreando così quel retroterra favorevole al QUALUNQUISMO, all'ANTIPOLITICA, di cui possono approfittare ancora una volta Berlusconi o qualche altro politico POPULISTA che ne prenderà il posto (a mio avviso ci sono dei segnali, per chi vuole coglierli, che il prossimo potrebbe essere Montezemolo).
Quindi, ATTENZIONE!!! I commenti rabbiosi, “sanguinolenti”, il lamento continuo percepito ovunque, dal bar, al blog, alla pagina di facebook, alla lunga possono sortire l'effetto contrario di portare nuova acqua al mulino del qualunquismo, della rassegnazione, e alla fin fine ci potremmo ritrovare nella stessa situazione di oggi o addirittura peggio. Per evitare questo, bisogna assolutamente convogliare questa protesta in PROPOSTE ATTIVE, FATTIBILI E CONCRETE, altrimenti si corrono seri rischi. Quanta gente parla superficialmente di “sommosse e rivoluzioni, o di golpe”!!! Sarebbe questa la differenza fra sinistra e destra? Non abbiamo imparato nulla dalla storia?

Chiediamoci ora: quali sono quei difetti che ci rendono da sempre “a rischio dittatura” (quanti golpe progettati in passato, e qualcuno tentato realmente...), e su cui un Berlusconi (o il prossimo che ne prenderà il posto) può sempre far leva? Solo i primi che mi vengono in mente:
- L'italiano vive in una democrazia con un forte retroterra ancora... MONARCHICO, se non addirittura BORBONICO: il cittadino è tuttora considerato SUDDITO del Re-Stato (non occorrono esempi, credo: Equitalia vi dice qualcosa?). L'idea che “LO STATO SIAMO NOI” ha ancora poca presa, in questo Paese. Ma l'italiano medio non è solo vittima sacrificata al dio Stato: compartecipa mantenendo verso ricchezza, potere, e perfino la decaduta nobiltà, un atteggiamento di SUDDITANZA, “BUONISMO”, SERVILISMO, OPPORTUNISMO che non si trova in altre democrazie. Non parliamo poi della “CORTIGIANERIA” presente nel nostro Parlamento, tra fanatici, "lecchini" e... anche comprati. (Sì, siamo arrivati alla “Democrazia Comprata” per far sopravvivere questo Governo...)
Un esempio fuori dalla politica: in America, se Naomi Campbell viene fermata mentre in stato di ubriachezza compie qualche reato, finisce sùbito in galera come qualunque altra persona meno ricca e famosa (data la ricchezza, potrà contare poi su un migliore avvocato, sulla cauzione, ma non su “un occhio di riguardo”). In Italia invece ancora si chiude spesso un occhio verso il ricco, potente, famoso. Oppure funziona ancora la RACCOMANDAZIONE del potente: la più clamorosa, qualche mese fa, quella di Berlusconi a favore di Ruby. Mi viene proprio da invidiare lo spirito democratico che su queste cose dimostrano invece gli Statunitensi.
- Siamo un popolo di creduloni e ingenui (anche se ci riteniamo furbi): quanta gente per esempio ha buggerato Vanna Marchi? (E la TV, di stato o privata, ha giocato un ruolo importante, erigendo a star personaggi come lei, il mago Otelma, Giucas Casella...) La cultura scientifica è svalutata rispetto a quella umanistica o addirittura da alcuni... “mal vista” (nonostante sappiamo bene quanto fosse grande l'interesse per gli studi scientifici durante l'Umanesimo e il Rinascimento, anche da parte di artisti come Leonardo). Non possediamo quindi una mentalità scientifica, “razionalista” (Illuminismo, dove sei?); raramente guardiamo la realtà con serenità, obiettività, ragionamento; piuttosto andiamo giù d'istinto, “di pancia” (ma dalla pancia escono solo... immaginate!). Sembra esserci una “convergenza di interessi”. Ai politici piace che permanga questo stato di cose, solo degli ingenui potrebbero votare certi personaggi.... E agli ingenui piacciono i furbi... E la Chiesa? Ci sono scoperte scientifiche recenti di cui gli italiani non sanno praticamente nulla. Se conoscessimo le “sostanze tissotropiche”, crederemmo ancora al Miracolo del Sangue di S. Gennaro? Forse sì, forse no, ognuno è libero di credere o no... Ma nel dubbio, magari si preferisce la “congiura del silenzio”, non si sa mai... Così non conosciamo queste sostanze, le scoperte del nostro Premio Nobel Carlo Rubbia (“Abbiamo creato materia...”), le sindoni rifatte da scienziati francesi,... e la scienza moderna in toto (almeno 36 sono le “particelle elementari” subatomiche... e quasi 200 “effimere” sono state scoperte negli ultimi anni, altro che protone, neutrone ed elettrone! Quanti lo sanno?). Faccio troppa “dietrologia”? Sarà, ma allora spiegatemi perché non si sta facendo abbastanza per cambiare questi limiti fin dalla scuola, si continua a investire poco in ricerca, i “cervelli” continuano ad emigrare... (Lasciatemi aggiungere che questo danneggia anche la nostra economia: le nostre industrie a livello mondiale dimostrano limiti tecnologici rispetto alla concorrenza: non abbiamo un'industria in grado di produrre telefonini cellulari, nonostante il larghissimo consumo che ne facciamo. E i governi si preoccupano solo di diminuire le tutele dei lavoratori: non sono quelle che ci danneggiano nella concorrenza economica internazionale!). Credo che “SOSTENERE LA CULTURA SCIENTIFICA, LA RICERCA”, sia un obiettivo che tutti i democratici dovrebbero porre come basilare e fondamentale!
(continua)


Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 04/09/2011
gicopianobar@gmail.com
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LA DEMOCRAZIA ITALIANA: MOLTO IMPERFETTA...

(ma può sempre peggiorare...)
Prima Parte di Otto
Linea guida: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.” (Giulio Andreotti)
Molti guardano di cattivo occhio la “dietrologia”, ma in un Paese dove tante stragi sono rimaste impunite, e si scoprono continuamente Logge Segrete, trame occulte,... a volte ragionarci sopra e fare “dietrologia” rimane l'unica maniera per venirne a capo. E non occorre sempre pensare a riunioni segrete, Logge Massoniche... Spesso bastano la semplice “convergenza di interessi” e il “lobbismo” per spiegare molte cose.
Parafrasando Don Milani: da “L'obbedienza non è più una virtù” a “L'ingenuità non è più una virtù” (mia).

Scusate se userò sùbito molte citazioni, ma così si fa prima...

Mi scusi Presidente, ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere al tempo del fascismo
da cui un bel giorno nacque questa democrazia
che a farle i complimenti, ci vuole fantasia.”

Sarà che gli italiani per lunga tradizione
son troppo appassionati di ogni discussione.
Persino in parlamento c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto e poi non cambia niente.”
(Da “Io non mi sento italiano” - Giorgio Gaber, 2003)

L'uomo è un animale credulone e deve credere in qualcosa. In assenza di buone basi per le sue convinzioni, si accontenterà di basi cattive.” (Bertrand Russell)
Poche persone riescono a essere felici senza odiare qualche altra persona, nazione o credo.” (Bertrand Russell)

Gli italiani non sono un popolo, ma una collezione.” (Ennio Flaiano)
Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione.” (Ennio Flaiano) (Profezia già realizzata!)

Le dittature hanno questo di buono, che sanno farsi amare.” (Ennio Flaiano)
Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura.” (Ennio Flaiano)
In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.” (Ennio Flaiano) (Provocazione molto “forte”! Ma è poi troppo esagerata? Esiste la “tolleranza”, in Italia?)

Il grande dittatore conosce i difetti dell'uomo e del suo popolo; sa in cosa hanno bisogno di credere, sa come manipolarli, per far fuori un po' di 'oppositori' prima, per mantenere il potere poi.” (mia, ma sicuramente l'avrà detta anche qualcun altro, con altre parole)

Mao Tse-tung sfruttò il fanatismo e l'odio generazionale degli studenti del Partito Comunista Cinese, per fare piazza pulita della “vecchia generazione” del partito (e non solo) e prendere il potere in Cina.
Mussolini sfruttò la paura e il fanatismo anticomunista della destra soprattutto cattolica, industriale, terriera (e perfino il bisogno di una spinta positiva: fece “muovere”, come nel “futurismo”, un popolo che aveva sempre vissuto nell'IMMOBILISMO del “moderatismo cattolico”).
Hitler ci mise anche la voglia di rivalsa della Germania dopo la sconfitta della Prima Guerra Mondiale e la resa capestro, la solita dose di anticomunismo, e anche l'antisemitismo che Mussolini accettò “di rimbalzo” (che bello avere dei nemici, è bello sentirsi migliori di qualcun altro, considerato come “tutto il male del mondo”...).
(continua)


Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 04/09/2011
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sabato 10 settembre 2011

LETTERA APERTA A FRANCESCO MOSER


Caro Francesco Moser: lo sanno tutti che esiste la Pianura Padana, non la padania. Quali sarebbero i confini e la capitale? I suoi sproloqui sui “comunisti” non sono molto originali... Il nostro Premier li ripete da anni... Ha visto come siamo ridotti bene? Avreste potuto entrambi impiegare meglio la propria voce e il proprio tempo, per questo Paese. Le ricordo che il 25 aprile si festeggia la LIBERAZIONE dell'Italia dal Fascismo, dal Nazismo... Non è una ricorrenza comunista, ma FESTA NAZIONALE!!!

Si festeggia la DEMOCRAZIA, quella cosa meravigliosa che permette anche a persone come lei di dire stupidaggini senza alcun timore né pudore!!! Dovrebbe essere riconoscente a tutti quelli che le hanno permesso questo (ANCHE CON LA VITA), compresi i comunisti che lei sembra odiare tanto. P.S. Per favore, se vede ancora qualche vero comunista, lo segnali al WWF o alla Pro-Loco... Io qui vedo solo tanti cretini che non danno peso alle loro azioni e parole... Con le sue, lei ha fatto tornare il ciclismo ai tempi del “Sono contento di essere arrivato uno!” Oggi lei è arrivato ULTIMO!!! Senza stima!!!

mercoledì 7 settembre 2011

GIRO DELLA “PADANIA” col beneplacito di Paolo Bettini

Forse non tutti sanno che oggi è partita una nuova corsa ciclistica per professionisti: il "Giro della Padania" (?!), aperto ufficialmente nientepopodimeno che da “Trota” (ciò è molto offensivo per le trote; poverine, che male hanno fatto?...). Vi partecipano anche corridori importanti come Ivan Basso, Visconti, ecc. Paolo Bettini ha dato il beneplacito perché servirà a preparare meglio i ciclisti.

Bettini è il Direttore Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Strada!!! Una dichiarazione del genere
E' INCOMPATIBILE CON QUESTO RUOLO!!!
Ho visto che è presente in facebook un suo profilo (da wikipedia). Tempestiamolo di RICHIESTE DI DIMISSIONI. Se ne vada, se non capisce l'errore, di gente come lui non ha bisogno né l'Italia, né il ciclismo!!! In ogni caso...
PROTESTIAMO!!!

domenica 4 settembre 2011

Il contadino, il figlio e l'asino (Esopo, ca 620 a.C. - ca 560 a.C.)

Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto. Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall'asino ed alleviavano la fatica del percorso.
Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: "Ecco," dicevano "un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto".
Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio, suo malgrado. La folla dei viandanti borbottò: "Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito".
Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull'asino. Così sono portati entrambi dall'unico quadrupede: il borbottìo dei passanti e l'indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.
Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l'asinello libero. Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: "Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi".
Allora il padre disse: "Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci".


Primo commento (scontato, ma sempre attuale)
I due protagonisti umani decidono ogni volta in base alle critiche, all'opinione degli altri, solo per metterli a tacere ed essere così accettati, non per intima convinzione.
La favola (riproposta nei secoli in infinite versioni) ci insegna ad ascoltare,... ma fare di testa propria;... e poi che molti criticano superficialmente, solo per il gusto di farlo, di sentirsi superiori o addirittura per burla... Aggiungo: come coloro che deridevano i due protagonisti, tanti muovono la bocca ad una velocità troppo elevata rispetto a quella del loro pensiero. Oggi si dice, anzi, che troppi parlano senza nemmeno averlo “innestato”, il proprio cervello. E se gli fai notare che così spesso creano ingiustamente dei problemi (es. le malelingue in questo sono specialisti), hanno anche il coraggio di risponderti che siamo in democrazia, e tutti abbiamo il diritto di parlare... E' vero, siamo in democrazia, ma abbiamo il sacrosanto DOVERE di parlare solo con cognizione di causa, di pensare alle conseguenze delle proprie parole,... o più semplicemente... di pensare prima di parlare. Non solo diritti dunque, ma anche... doveri morali!...
Ma c'è dell'altro...


Sviluppi, divagazioni (meno scontate, ma sempre attuali)
Di questa favola mi ha sempre colpito anche la genialità “logica” dell'autore: riesce a creare una trama in cui non 2, ma addirittura 4 soluzioni (sembrano tutte quelle plausibili) possono risultare in qualche maniera stupide, illogiche... (come vedremo, forse ce ne sarebbe perfino una quinta, la più illogica e controproducente, che l'autore non prende neanche in considerazione).
Non esiste quindi una soluzione razionale, ma solo quella “di buon senso” che fa da “morale della favola”. Pur non essendo scritta in “forma matematica”, questa storia probabilmente supera in complessità alcuni paradossi e antinomie famosi e “storici” per l'evoluzione del pensiero logico e matematico, come il “Paradosso del barbiere”:
“In un villaggio vi è un solo barbiere, un uomo ben sbarbato, che rade esclusivamente tutti gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Il barbiere rade se stesso?" (Bertrand Russell, nel 1918). Per la precisione, si tratterebbe di un'antinomia (proposizione che risulta auto-contraddittoria sia nel caso che sia vera, sia nel caso che sia falsa) più che di un paradosso (conclusione logica e non contraddittoria che si scontra con il nostro modo abituale di vedere le cose) [1]. Alla fin fine, nella vita pratica, il barbiere, che non a caso e con sottile perfidia Russell ci descrive come “abituato ad essere ben rasato” (ma come avrà fatto, secondo logica?), si deciderà a tagliarsi o farsi tagliare la barba... “in barba” a Bertrand Russell.


Ma al di fuori della “logica matematica”, può accadere qualcosa di simile nella nostra vita di tutti i giorni? Purtroppo, credo di proprio di sì. Ci sono situazioni in cui nessuno di noi vorrebbe trovarsi a dover prendere una decisione... eppure bisogna farlo (anche “non decidere” porta comunque a risultati che vanno ben valutati o possono essere evidentemente assurdi). Mi viene in mente un tragico esempio: Strage dell'Heysel, 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool, appunto allo stadio Heysel di Bruxelles; morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600!
La domanda che ci si pone ogni volta in questi casi è: si doveva giocare la partita, o no? Sì, perché questo ha probabilmente evitato conseguenze ancora peggiori... No, per rispetto della vita umana, dei morti e dei feriti... Le fazioni si divideranno sempre in due, qualunque sia la decisione; chi la prenderà avrà sempre e comunque una grossa parte dell'opinione pubblica avversa. Eppure bisogna agire: il contadino e il figlio non potevano starsene fermi all'infinito, a morir di fame, non sapendo che pesci pigliare (questa era la quinta possibilità logica, scartata da Esopo).
Sempre partendo dalla favola, proviamo a fare un'ipotesi ragionevole: sarebbe accaduto tutto questo, se il contadino e il figlio avessero avuto a disposizione un asino a testa? Certamente no! Se il Ministero degli Interni, le forze di Polizia del Belgio, avessero agito con saggezza, prudenza, professionalità, “preparandosi al peggio”, piuttosto che sottovalutare la situazione, ci sarebbero stati tutti quei lutti? Potremmo derivarne che quando arriviamo a dover prendere decisioni... tutte sgradevoli e “assurde” (come accade oggi in Italia, con le manovre finanziarie fatte di “sudore e sangue”) è perché abbiamo fatto in modo di cacciarci in questa situazione, agendo prima con imprevidenza e poca saggezza...
Ad un giapponese molto saggio chiesero a bruciapelo “Cos'è la saggezza?”; sul tavolo c'era un bel posacenere di cristallo, lui lo prese e lo spostò quasi sull'orlo: “II posacenere non va messo qui!”, lo riprese e lo rimise al centro aggiungendo “Ma qui!”. Non credo di avere ascoltato definizione più concisa e precisa della saggezza: sapere come vanno le cose (i posacenere cadono, è già successo...), valutare sempre le conseguenze dei propri pensieri ed azioni, nel presente e nel futuro (che è il presente del domani: il posacenere probabilmente domani cadrà se continueremo a lasciarlo sull'orlo del tavolo).
Da qualche tempo, nel nostro Paese si sta diffondendo, anche troppo io credo, un modo di pensare che mi sembra sciocco e superficiale, ed ha a che fare anche con la superstizione (nel 2011!): c'è chi addirittura sostiene che “prevedere il peggio”, significa “pensare negativo” e, nel linguaggio colorito dei giovani, addirittura... “chiamare sfiga”... Ma se all'Heysel, a Fukushima... si fosse previsto il peggio... Sotto la parvenza di un “pensiero positivo” (mi riferisco a certi sostenitori di filosofie “New Age”, non a Jovanotti), si cela... la solita nostra imprevidenza italiana, e una buona dose di superficialità e stupidità. L'ottimismo non ha niente a che fare con l'imprudenza e l'imprevidenza... Il nostro Presidente del Consiglio, per esempio, ha sostenuto per anni l'”ottimismo,” e negato insistentemente che l'Italia avesse seri problemi, e potesse rischiare guai maggiori. Oggi ci risvegliamo da questo “sonno della ragione” sapendo di dover affrontare manovre finanziarie fatte, come già detto, di “sudore e sangue”... Secondo me c'è bisogno di far tornare in vita un po' di Scientificismo e di Illuminismo (qualunque sia il vostro credo, qui ne abbiamo bisogno come il pane...), di far cadere Berlusconi (con quelli che gli danno corda per goderne, di riflesso, il potere) e fare ripartire questo Paese “Fermo da 10 anni” (parola di Marcegaglia). Dalla favola... all'attualità.
Ma oggi ho già messo troppa “carne al fuoco”: superstizione, pensiero positivo, Illuminismo, politica... Di tutto questo avremo tempo e modo di parlare ancora, per chi vorrà. Troppe cose, oggi, da una semplice favola!...


[1] Da Wikipedia, alla voce “Paradosso di Russell”.


Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 04/09/2011


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1) SANITA': RIASSUNTO DELL'ATTUALE SITUAZIONE

Da un po' di tempo, i mass media non segnalano nuovi gravi casi di “Malasanità” (a meno che non mi sia perso qualcosa strada facendo). Ottima occasione, quindi, per contravvenire alla consolidata abitudine italiana di creare un putiferio appena “dopo” un fatto eclatante per poi, passata l'emozione del momento, lasciare tutto come prima... Parlerò proprio di “Malasanità” e rilancerò una vecchia proposta, secondo me ingiustamente caduta nel nulla.
Su questo argomento è stato detto di tutto e di più: un riassunto introduttivo (per quanto non possa essere brevissimo) mi sembra necessario. Mi soffermerò solo su alcuni punti meno “battuti”, o su considerazioni a cui tengo particolarmente.
- I ministri di ogni governo, quando sono interrogati sui casi di “Malasanità”, si difendono sostenendo che proprio l'eccezionalità di quegli episodi isolati, pur nella loro gravità, stanno a confermare che, nel complesso, il sistema sanitario funziona.
- Non mancano poi di sottolineare che, bene o male, da lungo tempo noi abbiamo la fortuna di usufruire di una “Sanità Pubblica” basata sulla mutualità, per tutti (su questo non abbiamo mai dovuto invidiare gli Statunitensi, per esempio).
- Effettivamente il sistema presenta anche punte di grandissima eccellenza, assieme a “baratri” di inefficienza.
- Queste cadute di professionalità si manifestano soprattutto dove più forte è il legame tra malaffare, clientelismo politico, spesso la criminalità organizzata (vedi l'acquisizione non sempre trasparente degli appalti), e le pubbliche istituzioni in genere. Per non parlare dei “favori” di alcuni ospedali pubblici verso la “Sanità Privata”, con liste di attesa troppo lunghe, e talvolta il “consiglio” di rivolgersi ai privati (con vari esempi di normale “corruzione” e “interesse privato”), e dei tanti classici casi di “peculato”: niente di nuovo!...
- Il potere delle “baronie” e il “nepotismo” (troppi “figli di” per trattarsi di soli “figli d'arte”, arrivati interamente con le proprie gambe) accomunano nord e sud; il vizio è antico e non “regionale”. Ciò contrasta con la “meritocrazia” (parola poco di moda in Italia) e quindi influisce enormemente sul livello di professionalità di tutti gli operatori.
- I “Pronto soccorso” sono quasi ovunque normalmente intasati, inefficienti, e ad essi è collegata un'alta percentuale degli episodi di “Malasanità” italiana (sull'origine di questo problema parlerò più avanti, come punto di partenza da cui si svilupperanno le proposte che lancerò).
- Sugli sprechi non mancano libri-denuncia, reportage televisivi: ospedali costosissimi cominciati e mai terminati, fondi europei mai utilizzati, bilanci di Regioni e piccole ASL “fuori controllo” (la Regione Sicilia spende per stipendi un quinto della spesa complessiva nazionale delle regioni italiane per i propri dipendenti, con Palermo e Catania in testa alla classifica di sprechi e “Malasanità”), acquisti e consulenze (inutili) a peso d'oro... Volendo informarsi, le fonti abbondano...
- Naturalmente vanno messe in conto anche tutte le truffe ai danni della Sanità Pubblica, con o senza la complicità di funzionari (pazienti deceduti ancora “in carico”, è una delle più frequenti). Ciò è dovuto in parte anche alla imperfetta “informatizzazione” e all'annoso problema della carenza di controlli. Anche nei casi in cui si pervenga a condanne (molto tardive, di solito), quasi mai si riesce a recuperare tutto il “maltolto”, a danno del contribuente.
- Anche nel caso di bilanci “virtuosi”, si lamenta un po' ovunque la diminuzione di prestazioni e di personale (facile limitare le spese così, è una cosa da bambini). Non mi stancherò mai di sottolineare l'importanza degli INFERMIERI (oggi chiamati “operatori socio sanitari”, secondo l'abitudine di cambiare nomi, ad ogni riforma, lasciando le cose intatte); sono il “braccio operativo”, coloro che, di fatto, attuano le cure prescritte dai medici.
- Contemporaneamente alla diminuzione di prestazioni, la spesa per il cittadino è aumentata praticamente con ogni governo, fra “Ticket”, “Codice Bianco”, ecc. Quest'ultimo, a prima vista appare come una misura necessaria per diminuire l'affollamento nei “Pronto Soccorso” e la spesa sanitaria; come si vedrà, in questa situazione in cui spesso non possiamo fare affidamento al “medico di base”, si rivela in molti casi una nuova tassa.
- Nonostante evidenti progressi rispetto al passato, al confronto di altre nazioni industrializzate (e talvolta perfino di alcune “emergenti”) lamentiamo un ritardo nell'informatizzazione, con cui potremmo meglio sveltire le pratiche burocratiche o supportare le cure mediche. Il “tesserino magnetico” ne è uno splendido esempio: avrebbe dovuto fornire dati anagrafici, anamnesi del paziente, ecc.; invece attualmente serve quasi solo per... acquistare sigarette al distributore automatico! E' un'altra “incompiuta”, l'ennesimo spreco, fonte anche di disagi ogni qualvolta il cittadino crede di potersene servire e riceve un rifiuto: per molte cose occorre ancora il tesserino “cartaceo”!
- Normali casi di “scarsa attenzione”, “ordinaria maleducazione” e sopruso verso il cittadino, l'utente (es. agli sportelli) e il paziente, sono sempre presenti, più o meno come ogni volta che si ha che fare col nostro apparato statale.
Solo su quest'ultimo punto vorrei fare alcune considerazioni personali, allargando il discorso. Mi viene da pensare che, sostanzialmente, noi italiani siamo rimasti ancora parecchio “monarchici”, se non addirittura “borbonici”, nel rapporto fra cittadino, “caste” varie (fenomeno che ha a che fare anche col “corporativismo”, contrapposto allo spirito nazionale) e istituzioni (la sovranità appartiene al popolo...”). Negli ospedali, negli ambulatori, la distanza fra “baroni” e “utenti-pazienti” rimane spesso troppo grande, anche se qualcosa sta cambiando: trovo che i medici oggi siano mediamente più attenti; a volte sospetto che temano qualche... denuncia, sanno comunque di non godere più della stessa “impunità” garantita nel passato; perfino tra infermieri (che talvolta risentono dello stress, come dicevo sono pochi e devono fare tutto) e pazienti, i rapporti possono essere considerati in una certa misura di questo tipo (si tende a “fare casta” ad ogni livello). In conclusione, direi che la nostra democrazia “molto imperfetta” ha sostituito il “Re” con lo “Stato”: a tutti gli effetti, il cittadino è di fatto considerato, ancora oggi, “suddito”, anziché soggetto protagonista e beneficiario. Il principio che “Lo Stato siamo noi” è certamente poco praticato, con tutte le conseguenze negative che ne derivano...
Il cittadino, il paziente,... così “spersonalizzati” e ridotti a “numero” (tali siamo per la burocrazia, per le richieste “usuraie” di Equitalia...) perde ogni diritto e quasi non viene riconosciuto come “essere umano”! E' un'esagerazione? Non credo, se si pensa ad esempio che da sempre le cure mediche hanno considerato il paziente solo come “portatore di patologie”, anziché appunto “essere umano”. Non c'è da meravigliarsi quindi che siamo tra gli ultimi posti come attuazione della “terapia del dolore” (e qui il proibizionismo verso le droghe c'entra come i cavoli a merenda, vedi l'uso della “cannabis”, accettato in varie parti del mondo come efficace antidolorifico, ma non qui).
A volte questa mentalità da “scissione schizofrenica” (da un lato la scienza, dall'altra l'umanità che di questa scienza dovrebbe beneficiare) rischia perfino di compromettere le stesse cure mediche. Faccio due piccoli esempi riguardanti mia madre, quindi parlo per conoscenza diretta. Dopo un'operazione, mi resi conto che i letti del reparto ospedaliero non potevano essere dotati di “spondine” (com'era per lei prescritto dai medici dell'Istituto di Riposo da cui proveniva). “Non siamo una casa di ricovero! E poi, che 'c'azzecca' con l'operazione al cuore?”, mi dicevano. “Beh, se cade fuori, si frattura (e a quell'età è un danno che porta ad un declino inesorabile fino alla morte...), a che sarebbe servito operarla al cuore?” rispondevo io; nella notte passata ad accudirla, mi resi conto di quanto saggia fosse stata la prescrizione delle “spondine” nella casa di riposo. Un'altra volta, per disguidi sull'orario di visita, con noncuranza la tennero per ore ferma su un lettino, al freddo invernale di un corridoio non riscaldato (non le avevano nemmeno dato il tempo di coprirsi): e pensare che le avevano diagnosticato una “broncopolmonite”!!! Per fortuna, era una tipica “donna di una volta”: fisicamente “d'acciaio”, nonostante tutto...
Oggi anche la scienza (a volte lenta, per metodo, a stabilire l'effettiva verità delle cose, e non appartenendo il “buon senso” ad alcuna categoria scientifica) riconosce l'importanza, anche per le cure e la salute, dell'aspetto umano, dell'affetto, dell'atteggiamento positivo, del sorriso: la “Pet-therapy”, la “Clown terapia” ne sono validi esempi. In certi ospedali tedeschi, contravvenendo ai nostri stereotipi rispetto a quel popolo, ho notato una maggiore attenzione all'aspetto umano, ho visto stanze nelle quali il paziente si sente più a suo agio, quasi come “a casa propria”. Lì fu curata, e salvata dalla morte per un grave tumore, una mia amica alla quale, in Italia, i medici non avevano prestato cure poiché le avevano dato “poche settimane di vita” (presunzione scientifica, più che scienza...). Ancora eravamo lontani dal moderno “accanimento terapeutico”...
Altro esempio di scarsa considerazione verso il cittadino sono le leggi, i regolamenti,... probabilmente frutto di incompetenza (eppure i consulenti non mancano, e per questi lo Stato spende tantissimo ogni anno), approssimazione, superficialità, che anziché risolvere all'atto pratico le problematiche per le quali sono state varate, non fanno niente di tutto questo o addirittura peggiorano le cose... Per non parlare dell'ambiguità con cui normalmente sono scritte...
Mi è sembrato necessario fare questo “sunto” della sanità italiana (e sicuramente avrò tralasciato qualcosa). Sono in gran parte cose ampiamente risapute e discusse, eppure... cambia poco o nulla. Forse anche nel modo di discutere procediamo per “eccessi”: passiamo dai “massimi sistemi” (lasciando solo parole, parole...) al “nulla.” Credo che dovremmo ricorrere più spesso ad una buona “via di mezzo”: petizioni, proposte che siano “utili, fattibili, realizzabili” e contribuiscano realmente a migliorare la nostra vita in questo Paese. E' un metodo che voglio far mio, iniziando da 3 proposte, le cui ragioni saranno spiegate dal prossimo articolo: “SANITA': LE RAGIONI DI 3 PROPOSTE”, che verrà seguito dall'”APPELLO PER 3 NUOVE NORME SULLA SANITA'”.


Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 16/08/2011
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2) SANITA': LE RAGIONI DI 3 PROPOSTE


Voglio introdurre il senso di queste proposte partendo da... ricordi d'infanzia, confrontati con la realtà attuale.
Nella mia famiglia siamo in quattro figli maschi (io ora ho quasi 53 anni, sono il più piccolo, mentre il più anziano ne ha 60). Quand'ero bambino esisteva, ricordo, il cosiddetto “medico di famiglia”. Non erano stati inventati i cellulari, eppure era sempre rintracciabile, se necessario; quanti di noi, oggi, possiedono il numero di cellulare del proprio “medico di base”? Magari al telefono di casa rispondeva la moglie, o il figlio... Comunque il “medico di famiglia” arrivava, o almeno ti telefonava: se lo riteneva importante, accorreva a qualunque ora, anche alle 4 di notte; con le occhiaie, brontolando... ma arrivava! E non avete idea di quante volte, fra morbilli, varicelle, incidenti vari tipici dell'irruenza e incoscienza giovanile, ha dovuto venire a casa nostra... Quella era veramente una vita di sacrificio.
Oggi invece i “medici di base” visitano poche ore al giorno (la mia dottoressa giunge in tarda mattinata, e il mercoledì chiude, come i negozi di alimentari...). E poi, spesso... non visitano nemmeno. Un tempo i medici formulavano sempre una diagnosi, e in genere ci imbroccavano. Oggi... prescrivono esami del sangue e delle urine! Si spera di sopravvivere fino al responso delle analisi... Negli altri casi ordiniamo le ricette per via telefonica (nell'orario di visita, s'intende...), dopo esserci fatti la diagnosi da soli (sarà per questo che le trasmissioni di divulgazione scientifica e di medicina sono così seguite: dobbiamo pur imparare qualcosa, e diventare bravi medici di se stessi!).
E come la mettiamo per tutto il resto della giornata, fuori dall'orario di visita? La notte, poi, è il momento in cui certe patologie si fanno sentire in modo più subdolo e violento... Non mi si dica che esiste la “Guardia Medica”: avessi dato ascolto a quella, potrei essere già morto da un bel pezzo! Quando chiami, un messaggio ti avvisa che la tua telefonata sarà registrata... Ma dovremmo essere noi a trovare il modo di registrare sempre queste conversazioni (e non solo con la Guardia Medica). Avrei potuto diventare un caso di “Malasanità”... rimasto sconosciuto, e chissà quanti ce ne sono stati veramente... In certi momenti, comunque, una conversazione telefonica non potrà mai sostituire il valore di un'accurata visita medica.
Che facciamo allora se riteniamo importante vederci chiaro, riguardo ai nostri sintomi, o abbiamo bisogno di un primo soccorso? Un genitore, di fronte al bambino che sta molto male, si farebbe scoraggiare dal “Codice Bianco”? No di certo. In questi casi... ricorriamo sempre al Pronto Soccorso!
Ho così spiegato in maniera semiseria perché, secondo me, oggi i Pronto Soccorso sono spesso intasati e si rischia, a meno di non entrare d'urgenza con un infarto, di passarci... un'intera giornata prima di venire visitati. Il Pronto Soccorso è diventato l'imbuto dove immancabilmente arriva tutto ciò che è sfuggito al carente sistema dei “medici di base”. Ed è ovvio che lì si verifichi una gran parte degli episodi più gravi di “Malasanità” (o perlomeno, molti di questi sono in stretta relazione col Pronto Soccorso). Tutto ciò comincia quindi dalle disfunzioni del sistema della “Medicina di base”. Prima di lanciare una proposta a questo riguardo, ne faccio altre due, piccole ma per me significative, in relazione col Pronto Soccorso. La prima:
1) IN ACCETTAZIONE DEL PRONTO SOCCORSO SIA SEMPRE GARANTITA LA PRESENZA DI MEDICI, CHE DECIDANO SUL “CODICE D'INGRESSO”, EVENTUALMENTE DOPO UNA PRIMA VISITA DI CONTROLLO. AGLI INFERMIERI DI TURNO SARANNO ATTRIBUITE FUNZIONI DI TIPO BUROCRATICO AMMINISTRATIVO.
La situazione attuale è veramente assurda: la responsabilità di decidere il “codice d'ingresso”, vagliare con cura i sintomi (ribadisco, magari con una prima visita), dev'essere presa da un medico, non da un infermiere che potrebbe soltanto limitarsi a “prendere atto” del tuo racconto. Sappiamo anche bene come non sia facile distinguere i sintomi, nemmeno per chi li subisce: molti non sanno ad esempio che quelli di un'angina e perfino di un infarto assomigliano molto ad una grande congestione, o ad un fortissimo reflusso gastrico (o più precisamente gastroesofageo)! Rispetto un tempo, in cui contava l'orario d'ingresso (pazzesco, come se si fosse alle Poste!) e magari l'eventuale buon senso dei medici, i “codici” sono stati un passo avanti, certamente (ed era ora). Oggi, sempre più, c'è bisogno di regole precise a cui tutti si debbano attenere, ma se queste non sono dettate dall'esperienza e dal buon senso... Ricordo il triste caso di un uomo morto nei pressi del Pronto Soccorso, perché nessun medico era uscito a visitarlo, in rispetto al divieto di uscita durante l'orario di lavoro (almeno questo era emerso dalle prime indagini ma poi, si sa, tutto cade nel vuoto, dopo un po'). Per inciso: credo che anche la persona più rispettosa delle leggi e delle regole debba, in caso di una vita umana in pericolo e di estrema necessità, avere il coraggio, l'umanità e il buon senso di mandare a quel paese leggi e regolamenti, quando sono troppo idioti!!! Un'assurdità che ho potuto spesso verificare riguarda i bambini e gli anziani: a mio avviso,
2) IN PRONTO SOCCORSO, A PARITA' DI “CODICE D'INGRESSO”, BIMBI ED ANZIANI (IN QUEST'ORDINE) ABBIANO LA PRECEDENZA!
Oggi ciò non è previsto dal regolamento, ma bimbi ed anziani sono più fragili, per loro natura, e dovrebbe essere naturale che siano tenuti in particolare considerazione. Mia madre, in età molto avanzata, fu visitata praticamente dopo 24 ore, (!) per una cosa che tra l'altro era tutt'altro che un “codice bianco”, come invece aveva stabilito l'“intelligentone” di turno all'accettazione... Rimase tutto questo tempo senza magiare e bere, anche perché le persone di quella generazione non sono abituate a fare degli “snack” fuori orario, fuori casa, e non è facile convincerli. Vi pare normale?
Ma ora passiamo alla proposta riguardante i medici di base. Qualcosa di simile ipotizzò l'onorevole Livia Turco, oggi del PD, durante una trasmissione televisiva in seguito all'ennesimo caso di “Malasanità”; tutto cadde poi nel vuoto, assieme al Governo Prodi di cui era allora Ministro della Sanità:
3) SI FORMINO DEI CONSORZI DEI MEDICI DI BASE IN MODO CHE, CON UNA PRESENZA TERRITORIALE PIU' CAPILLARE POSSIBILE, POSSA ESSERE GARANTITA IN ALCUNI PRESIDI SANITARI L'ASSISTENZA MEDICA 24 ORE SU 24 PER TUTTO L'ANNO, LIMITANDO COSI' AL MINIMO L'ACCESSO AI PRONTO SOCCORSO.
Sarebbe irrealistico ritornare alla “dedizione” dei medici di famiglia della mia infanzia, mentre questa mi sembra un'idea fattibile: se i “medici di base” si unissero in gruppi sufficientemente grandi, potremmo essere visitati 24 ore su 24, per tutto l'anno. Ciò non comporterebbe per loro eccessivi disagi, libererebbe i Pronto Soccorso italiani da troppe incombenze, e non graverebbe sulla spesa sanitaria. Come esistono i turni delle farmacie per assicurare l'acquisto di medicinali 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno, perché qualcosa di simile non dovrebbe avvenire per i “medici di base”? Ho fiducia poi che molti giovani medici aderirebbero con entusiasmo a questa iniziativa.
Chiedo quindi la vostra adesione. Aiutatemi a pubblicizzarla, con l'obiettivo di arrivare, tramite una discussione collettiva, alla formulazione e la raccolta di firme per una PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE. Seguirà il sintetico APPELLO PER 3 NUOVE NORME SULLA SANITA'. Grazie.

Giovanni Vigato (Gico) - Padova, 16/08/2011